Compro Euro! La risposta della moneta virtuale del futuro agli ormai classici Compro Oro
A Rovereto apre il primo negozio. Si chiama Comproeuro ed è il primo cambiavalute fisico in Italia per la moneta virtuale. E gli imprenditori pensano già ad un franchising.
Era prevista per gennaio l’inaugurazione ufficiale a Rovereto del primo negozio italiano in cui cambiare i bitcoin, ma dopo i primi quattro giorni di apertura il via vai di clienti è incessante e conta più del taglio del nastro. Merito della frenesia per la valuta virtuale, che continua a correre a velocità incredibili ed è arrivata a cifre impensabili sino a 12 mesi fa, ovvero oltre i 16mila dollari. Brindano in anticipo i soci della Bmanity, l’azienda che ha creduto sul desiderio diffuso di conoscere da vicino e investire su questa cripto valuta.
Suggestiva anche l’idea di denominare la propria vetrina in città 'Compro euro', con il chiaro riferimento alle botteghe che convertono gli oggetti antichi in oro. «Questa invece è la moneta del futuro», osserva l’amministratore unico della Bmanity, Federico Monti.
Anche perché ora si fa avanti «una valanga di imprenditori» che vorrebbero aprire simili negozi in franchising. D’altra parte qui siamo in Vallagarina, definita già la 'bitcoin Valley', una zona in cui la semina dei bitcoin è cominciata fin dai primi anni del lancio mondiale del 2009, tanto che vi sono almeno una trentina di luoghi dove acquistare in bitcoin: bar e ristoranti, scuole guida e parrucchieri. Che non si tratti solo di interessi privati lo conferma la mozione approvata a larga maggioranza un mese fa dal consiglio provinciale: istituisce un tavolo provinciale «per capire quanto questa tecnologia possa dare al sistema territoriale trentino, individuando uno o più campi di applicazione e avviando una sperimentazione di utilizzo di bitcoin». I cittadini sono arrivati prima della politica: per molti giovani roveretani è normale al bar pagare con i bitcoin anche solo una birra (i corrispondenti 3 euro di due anni fa ora valgono ben 15 euro) e tante aziende vorrebbe metterli nel cesto natalizio al posto dei panettoni. Chi ha investito in bitcoin 20mila euro due anni fa – dicono i promotori – ora si ritrova con un milione.
Sono sempre più numerose le giovani realtà che usano la “catena dei blocchi”, tecnologia alla base dei Bitcoin: un sistema peer-to-peer che consente lo scambio e la distribuzione sicura di qualsiasi genere di dati.
E' di questo periodo la notizia che la società italiana di energia e E.ON, azienda europea del settore energetico con sede a Düsseldorf, in Germania, hanno scambiato elettricità per la prima volta tramite una nuova piattaforma che utilizza la tecnologia blockchain.
La blockchain, tecnologia “al cuore” dei Bitcoin, permette alle controparti di effettuare direttamente e in pochi secondi operazioni che di solito richiedono un intermediario centrale. Grazie al trading diretto, che non richiede il coinvolgimento di terze parti, anche i costi di acquisto dell’energia elettrica diminuiscono. Una riduzione di cui in futuro potranno beneficiare i clienti.
Da Pechino, il governo cinese ha annunciato che comincerà a utilizzare la “catena dei blocchi” per la riscossione dei tributi e l’emissione di fatture elettroniche. È il primo test in assoluto a livello mondiale. E potrebbe fare da traino ad altri Paesi.
Di recente è sbarcata in Italia Circle, la startup irlandese che punta a rivoluzionare il settore dei pagamenti online: ha sviluppato un’applicazione che sfrutta la “catena di blocchi” per il trasferimento istantaneo di soldi tramite sms. Nata nel 2013, ha già raccolto quasi 140 milioni di euro di investimenti.